Maratona: Settembre 490 a.C.
La battaglia di Maratona è uno degli avvenimenti militari più famosi della storia greca ed uno dei primi ad essere documentati. Lo storico Erodoto ci narra della battaglia, punto focale della Prima Guerra Persiana (492-490 a.C).
Questa battaglia è fondamentale non solo per i risvolti politici, cioè l' emergere della potenza ateniese nel panorama delle città stato greche, ma anche come il primo resoconto dettagliato di uno scontro tra il sistema militare greco, la falange oplitica, ed un esercito di stampo orientale, quello persiano.
Questa battaglia è fondamentale non solo per i risvolti politici, cioè l' emergere della potenza ateniese nel panorama delle città stato greche, ma anche come il primo resoconto dettagliato di uno scontro tra il sistema militare greco, la falange oplitica, ed un esercito di stampo orientale, quello persiano.
Il contesto :
Dopo la repressione della rivolta delle città ioniche(499-494 a.C) Dario, re di Persia inviò una spedizione, forte di 600 navi, contro Atene, rea di aver sostenuto le città ribelli. La flotta sbarcò nella piana di Maratona, a circa ventisei miglia a nord di Atene. Atene, dopo aver inviato richieste di aiuto a Sparta,il cui esercito non sarebbe intervenuto se non dopo dieci giorni a causa di una festa sacra, si preparò a resistere da sola.
Gli schieramenti :
Sappiamo che Atene non poteva contare su più di 8000-9000 opliti, più circa un migliaio di rinforzo da Platea, comandati dal generale Milziade, che da consuetudine divise il contingente in tre parti:
-l'ala destra affidata alla tribù di Aiante, in cui militava il famoso tragediografo Eschilo
-Il centro con le tribù Leontide , Antiochide
-l' ala sinistra tenuta dagli opliti di Platea
Non sappiamo dove si trovasse Milziade, ma probabilmente al centro, secondo la migliore tradizione greca, in cui il comandante combatteva fianco a fianco con il resto degli opliti a rincuorarli e a dare l' esempio.
I persiani guidati da Dati, escludendo le cifre iperboliche delle fonti, disponevano di circa 20000-25000 uomini, divisi fra un forte contingente di fanteria, composto da lanceri, arceri e dalla guardia personale del generale, e uno più piccolo di cavalleria, punta di diamante dell' armata, ma che non prese parte ai combattimenti, venendo invece utilizzata per cercare le risorse necessarie a mantenere l' enorme numero di uomini e in azioni di disturbo nelle campagne limitrofe.
Il generale persiano schierò la fanteria in un fronte molto ampio e composto da dieci ranghi, per ottenere il massimo dal vantaggio numerico.
Per otto giorni i due eserciti accampati l'uno di fronte al' altro, non fecero nulla di significativo, poi Milziade grazie alle proprie abilità retoriche riuscì ad ottenere la maggioranza di voti nel assemblea militare degli strateghi ed a decidere di attaccare.
-l'ala destra affidata alla tribù di Aiante, in cui militava il famoso tragediografo Eschilo
-Il centro con le tribù Leontide , Antiochide
-l' ala sinistra tenuta dagli opliti di Platea
Non sappiamo dove si trovasse Milziade, ma probabilmente al centro, secondo la migliore tradizione greca, in cui il comandante combatteva fianco a fianco con il resto degli opliti a rincuorarli e a dare l' esempio.
I persiani guidati da Dati, escludendo le cifre iperboliche delle fonti, disponevano di circa 20000-25000 uomini, divisi fra un forte contingente di fanteria, composto da lanceri, arceri e dalla guardia personale del generale, e uno più piccolo di cavalleria, punta di diamante dell' armata, ma che non prese parte ai combattimenti, venendo invece utilizzata per cercare le risorse necessarie a mantenere l' enorme numero di uomini e in azioni di disturbo nelle campagne limitrofe.
Il generale persiano schierò la fanteria in un fronte molto ampio e composto da dieci ranghi, per ottenere il massimo dal vantaggio numerico.
Per otto giorni i due eserciti accampati l'uno di fronte al' altro, non fecero nulla di significativo, poi Milziade grazie alle proprie abilità retoriche riuscì ad ottenere la maggioranza di voti nel assemblea militare degli strateghi ed a decidere di attaccare.
La battaglia :
Milziade, notando la superiorità numerica dei persiani, decise di allungare il fronte della falange, in modo tale da eguagliare quello nemico, per evitare una manovra di accerchiamento, inoltre aumentò la profondità dei ranghi nelle due ali, riducendo quella dello schieramento centrale.
Questa intuizione, che apparve come avventata ed estremamente pericolosa,si dimostrò risolutiva.
Dalla narrazione di Erodoto, gli opliti disposti in falange e intonato il peana caricarono in corsa il fronte persiano, per diminuire le perdite dovute al tiro degli arceri .
Al momento dell' impatto, i lancieri persiani, equipaggiati di una corta lancia e di un' armatura leggera si trovarono in difficoltà contro i greci corazzati da capo a piedi di bronzo, inoltre la doru permetteva un raggio di attacco molto più ampio.
Nonostante ciò il centro greco stava per collassare, spinto da almeno il triplo di nemici, ma le ali , pari di numero ai nemici, ma superiori per armamento e forza d' urto, sfondarono quelle persiane, permettendo ai greci di compiere una manovra a tenaglia sul centro nemico.
I persiani , sconfitti, vennero trucidati sul posto in numero di almeno 6400, i caduti da parte ateniese non furono più di 200.
La flotta tentò ancora di attaccare Atene, puntando alla città stessa, ma Milziade, con una marcia forzata , riuscì ad arrivare prima e a schierare l' esercito in difesa.
Per i persiani non fu che la sconfitta di un piccolo contingente punitivo, ma questa vittoria diede agli ateniesi la prova di poter battere un nemico superiore di numero, grazie alla forza dei propri cittadini-combattenti, una teoria che verrà nuovamente messa testata nella Seconda Guerra Persiana.
Questa intuizione, che apparve come avventata ed estremamente pericolosa,si dimostrò risolutiva.
Dalla narrazione di Erodoto, gli opliti disposti in falange e intonato il peana caricarono in corsa il fronte persiano, per diminuire le perdite dovute al tiro degli arceri .
Al momento dell' impatto, i lancieri persiani, equipaggiati di una corta lancia e di un' armatura leggera si trovarono in difficoltà contro i greci corazzati da capo a piedi di bronzo, inoltre la doru permetteva un raggio di attacco molto più ampio.
Nonostante ciò il centro greco stava per collassare, spinto da almeno il triplo di nemici, ma le ali , pari di numero ai nemici, ma superiori per armamento e forza d' urto, sfondarono quelle persiane, permettendo ai greci di compiere una manovra a tenaglia sul centro nemico.
I persiani , sconfitti, vennero trucidati sul posto in numero di almeno 6400, i caduti da parte ateniese non furono più di 200.
La flotta tentò ancora di attaccare Atene, puntando alla città stessa, ma Milziade, con una marcia forzata , riuscì ad arrivare prima e a schierare l' esercito in difesa.
Per i persiani non fu che la sconfitta di un piccolo contingente punitivo, ma questa vittoria diede agli ateniesi la prova di poter battere un nemico superiore di numero, grazie alla forza dei propri cittadini-combattenti, una teoria che verrà nuovamente messa testata nella Seconda Guerra Persiana.